Ettore Ruggeri
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Omaggio a Gabriele
Via Lallio, Zogno BG, Zogno (1915)
Omaggio a Gabriele
Guerra
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Omaggio a Gabriele

Sono trascorsi cento anni, era il 26 febbraio 1916. Gabriele Calvi, un ragazzo di Poscante, è morto sulle montagne innevate dell'Adamello, su vette bianche intrise di sangue. E' deceduto per la Patria il Caporale della 49^ Compagnia - Battaglione Tirano - 5° Reggimento Alpini. 

Alla pagina 14, di un registro ingiallito dal tempo, l'Atto di Morte numero 12 riporta la seguente scritta: Mancava ai vivi alle ore nove circa in età d'anni 22. Morto in seguito ad asfissia per travolgimento di valanga. Attestano e firmano l'atto il Tenente Medico, un Sottotenente, il Cappellano Militare e il Capitano Comandante della Compagnia.

In quell'inverno la neve aveva ammantato le Alpi oltre misura. Metri, metri e metri di neve ... è Guerra Bianca. E in quei giorni era in atto un'impresa epica: trecento e più soldati stavano trascinando "l'ippopotamo" su quelle aspre cime.

Così era chiamato il cannone G149, sessantuno quintali di ghisa, smontato, caricato sulle slitte e trainato con delle grosse funi rivestite da una patina di ghiaccio, una lotta contro le tormente con temperature che scendevano a trenta gradi sotto zero.

Immagino Gabriele in perlustrazione lungo la linea difensiva insieme ad una squadra di soldati mimetizzati con panni bianchi. La massa nevosa, brillante e cristallina, è illuminata dal sole radente del mattino. Si rompe il precario equilibrio. L'enorme nube polverosa scivola sul pendio e la valanga travolge la pattuglia. Segue un raffica di vento... solo qualche cappello d'alpino, volando, vede l'azzurro del cielo. Vite spazzate violentemente dalla forza della natura... e il nemico, muto, sta a guardare.

Gabriele è solo. Sepolto sotto una coltre di neve, con gli ultimi minuti della sua vita. Il suo corpo si raffredda velocemente. Neve che imprigiona, neve che immobilizza, neve che preme sul petto come una cassa di granate. 

I suoi cristalli dalle mille facce, come minuti aghi, penetrano nei polmoni attraverso il naso e la bocca, tolgono il respiro, soffocano i suoi pensieri.

Quali saranno stati i suoi ultimi pensieri?

Per la sua morosa, dai boccoli color corvino e la sua pelle profumata dai prati in fiore.

Per suo padre, nella speranza di ritornare insieme a falciare l'erba nella Piana dè Lai.

Per sua madre, alle sue minestre calde e alla sua  polènta cunsàda.

Per suo fratello Ernesto, rannicchiato in qualche gelida trincea; l'anno seguente nella battaglia sull'Ortigara, il crudele destino riserverà per lui una pallottola di mitragliatrice in fronte. Medaglia d'Argento al Valor Militare in merito al suo coraggio.

Pensieri per suo fratello Battista, emigrato oltreoceano nella celeste Argentina.

Per sua sorella Giovanna, accasata nella vicina dimora paterna e per gli altri suoi fratelli, Emilio, Alessandro, Carlo e Caterina.

Per i suoi nipoti e gli allegri giochi nella stalla riscaldata dalle mucche brune.

Per i suoi amici, ai bicchieri di vino in compagnia e alle scorribande nella contrada.

Per i suoi boschi, per il suo paese, per la sua gente.

Solo un attimo ancora, l'ultimo sospiro e sopraggiunge la gelida e tragica morte.

Mia nonna Maria di Picù e mio zio Batistì di Nàne, trascorso qualche anno dopo la guerra, hanno recuperato le spoglie mortali del giovane corpo nel piccolo Cimitero di Guerra di San Ranieri allo Stelvio per riportarlo nella sua terra. In quel luogo di triste memoria sono rimaste due lastre bianche poste sulla facciata della chiesetta alpina, sono incisi cinquantaquattro nomi e cognomi, e tra questi anche Gabriele. Nell'antica lingua semitica questo nome significa  Eroe di Dio. Uno dei dieci figli di Maria avrà il nome di suo zio.

Sulla lapide che sovrasta le due lastre si legge la seguente epigrafe:

CADENDO SALIRONO IN GLORIA - 1915/1918

Non vivi, per aver dato la vita in olocausto alla Patria.

Non morti, perché vivo e perenne è il ricordo del Loro sacrificio.

Ora Gabriele giace nel camposanto di Poscante, tra tavole di abete rosso.

Riposa in Pace, non ti dimenticheremo.