La leggenda e l’incanto delle Cascate del Serio

Circa 10.000 metri cubi di acqua che esplodono, letteralmente, dal centro della montagna e si riversano liberi nel letto del fiume che li attende tra morbidi prati. Queste sono le cascate del Serio.

Sarà domenica 19 giugno l’apertura delle cascate del Serio, la prima delle cinque che ci attendono questa estate. Sono le più alte d’Italia, con 315 metri in un triplice salto. Una meraviglia della natura che attraversa le epoche. Fino al 1931 erano visibili tutto l’anno naturalmente, poi venne inaugurata la Diga del Barbellino, che iniziò a contenerne le acque per coprire il fabbisogno energetico della zona; nel 1969, con l’accordo tra Enel e Comune, lo spettacolo riprese, ma solo poche volte l’anno.

Ma ora basta con i numeri, parliamo invece della magia che aleggia in questa valle. Esiste una leggenda e racconta questa storia: «C'era una volta…» una nobildonna innamorata di un pastore del luogo che, a sua volta, amava un’umile ragazza di Valbondione. La nobildonna, divorata dalla gelosia, rapì e rinchiuse nel castello sulle alture del Barbellino la sua rivale. Lei pianse e si disperò così tanto che le sue lacrime formarono un devastante fiume, che travolse ogni cosa e fece crollare il castello. Le lacrime precipitarono nella valle esplodendo impetuose dalla montagna nel triplice salto che conosciamo.

Tanto dolore ci ha regalato tanto incanto, negli anni immutato. Una volta lassù vi scattavano fotografie di famiglia, come quella pubblicata per Storylab da Vittorio Cristilli, che immortala la benestante famiglia Albricci nel lontano 1900. Ora probabilmente sono i selfies a farla da padrone. Prima di tutto però, dobbiamo goderci il momento, assaporare con gli occhi la cornice splendida di queste lacrime e rifarci delle tante amarezze della vita, come diceva di questi luoghi lo scrittore bergamasco Giovanni Maironi. E questa domenica sarà ancora più facile, grazie al Festival delle Alpi che allieterà lo spettacolo regalandoci le dolci note del soprano Silvia Lorenzi e del trombettista Fabio Brignoli.

Monica
Monica Semperboni

Il Sarpi, un telescopio per guardar lontano

In attesa di un'estate... più lieve

Oggi come allora, in balìa della natura